1 LE FASCE DI VEGETAZIONE FORESTALE


Le comunità forestali presenti all'interno della Riserva sono distribuite
entro ambiti altitudinali ben precisi e corrispondenti in genere a condizioni
ambientali e climatiche omogenee, che selezionano in maniera primaria la
distribuzione della vegetazione secondo fasce altitudinali definite.
In realtà, entro ogni piano, esistono altri fattori che influenzano
la scomparsa o, in alcuni casi, la comparsa di specie caratteristiche di
determinate associazioni. Ad esempio l'esposizione, le notevoli pendenze,
la scarsa disponibilità di acqua e anche le pratiche selvicolturali,
agiscono come altrettante cause di diversificazione e portano alla presenza
di comunità vegetali più impoverite, come avviene ad esempio
in alcune associazioni dei querceti mesofili o in certe faggete d'altitudine
notevolmente percorse da pascolo. In altri casi, la presenza dei suddetti
può invece essere favorevole all'insediamento di altre specie di
notevole interesse botanico.
In sostanza le fasce di vegetazione forestale riscontrate all'interno
della Riserva sono riconducibili a tre "modelli" che sono:
• I querceti del piano basale e medio-montano
• I boschi di latifoglie miste presenti sia nel piano montano che
in quello sub-montano
• I faggeti distribuiti dal piano montano fino ai pascoli di altitudine
1.1. La fascia basale e medio-montana
La porzione del territorio della riserva prospiciente la piana di Corvaro
è inclusa in questa fascia vegetazionale e si estende fino ad un'altitudine
compresa tra gli 800 ed i 1000 m. Questo settore è la sede naturale
dei boschi misti, costituiti in prevalenza da querce e da altre specie arboree
quali carpino, orniello acero opalo e sorbi.
Il paesaggio di questa fascia è caratterizzato anche da alcuni aggruppamenti
di piante favorite dalle attività agricole e pastorali. Si tratta
di ex-coltivi, oggi per lo più invasi dal bosco o in fase di colonizzazione
da parte di specie forestali.
1.1.1. I querceti mesofili
Il maggior numero dei querceti presenti ha un carattere ecologico di vegetazione
mesofila. Questi risultano localizzati principalmente ad esposizione Sud
e Sud-Ovest. A volte nella loro composizione rientrano numerose specie arboree
che si mescolano in differenti proporzioni, dando luogo a boschi di diverso
aspetto, ma con associazioni floristiche abbastanza uniformi.
Una delle specie forestali maggiormente legate a questo aspetto mesofilo
del querceto è il carpino nero, che si trova un po' in tutti gli
ambienti, ma è particolarmente abbondante nei "querceto-ostrieti"
e negli "orno-ostrieti".
I costituenti arborei principali sono il cerro e la roverella, a cui frequentemente
si accompagnano alcuni aceri, soprattutto l'acero opalo, ma anche l'acero
campestre. Sono inoltre molto diffusi, ed in certi casi abbondanti, il carpino
nero e l'orniello. Cospicuo, anche se meno rilevante, è il maggiociondolo.
Nel querceto sono da segnalare, inoltre, alcune specie arbustive come il
nocciolo e il corniolo che tendono tuttavia a rarefarsi coll'aumentare della
copertura arborea. Altri arbusti molto frequenti sono il sanguinello, i
biancospini, le fusaggini.
Tra le specie erbacee presenti nel sottobosco prevalgono le primule, l'epatica
e molte altre geofite e emicriptofite a fioritura primaverile, come le viole
(da sottolineare la presenza della Viola reichembachiana) la pulmonaria
(Pulmonaria saccharata), ma anche il ciclamino napoletano (Cyclamen hederifolium)
alcune euforbie, (E. cyparissias, E. amygdaloides) e potentille (P.caulescens
e P. recta).
Nel complesso dei querceti mesofili, vanno comunque distinti due tipi di
querceto, che sono legati principalmente a diverse condizioni di pendenza
e disponibilità idrica sui suoli:
a) il querceto con abbondante carpino nero
b) il querceto con prevalenza di cerro e roverella
Differenze floristiche all'interno di queste tipologie si possono riscontrare
anche in senso altitudinale. In particolare, nella parte più bassa
di questa fascia, si rinvengono alcune piante termofile che sono assenti
più in alto e nelle zone più interne delle valli. Tra le specie
che permettono questa distinzione c'è il pungitopo (Ruscus aculeatus)
e il cotognastro (Cotoneaster nebrodensis),
presenti nella sottofascia più calda. Al contrario, la sottofascia
superiore, è caratterizzata dal rarefarsi di queste specie e dall'affermazione
del sorbo montano (Sorbus aria), dell'acero opalo (Acer obtusatum), e, tra
le specie arbustive, i biancospini (Crataegus monogyna) e i cornioli (Cornus
mas) In condizioni orografiche meno favorevoli, con situazioni di
suolo sottile o roccioso, si ha una affermazione maggiore del carpino nero
e dell'orniello sulle querce. Gli orno-ostrieti rappresentano una delle forme
di adattamento della vegetazione forestale alle condizioni offerte dai versanti
particolarmente ripidi della riserva. La composizione floristica di questi
boschi è povera di specie erbacee e risulta dominata dalle graminacee,
soprattutto sesleria (Sesleria nitida).
1.1.2. I querceti xerofili
Sempre nella fascia collinare, accanto ai tipi boschivi propri di ambienti
sufficientemente umidi, vi sono notevoli complessi di vegetazione xerofila,
situati quasi esclusivamente nei versanti meridionali della Riserva. Si
tratta di boschi a copertura rada, in cui prevale la roverella, spesso accompagnata
da carpino nero, sorbo montano e acero opalo. In casi di scarsa densità
delle specie arboree il sottobosco può essere ricco di costituenti
erbacei: il camedrio (Teucrium chamaedris), alcune specie di geranio (Geranium
robertianum, G. sanguineum) il melampiro (Melampyrum cristatum) ed i garofanini
selvatici (Dianthus sylvestris, D. deltoides).
In condizioni di maggiore luminosità, che si verificano in boschi
particolarmente radi, possono essere presenti complessi di vegetazione più
bassi, dove si può riconoscere una parte ad aspetto arboreo-arbustivo
e una parte più esterna arbustiva. In particolare si osserva che
la cintura arboreo-arbustiva è spesso rapportabile alla forma cespugliosa
del querco-ostrieto, mentre la cintura arbustiva corrisponde a popolamenti
di Prunus e Crataegus.I boschi xerofili hanno in genere un limitato ritmo
di accrescimento, soprattutto nei loro aspetti più marcatamente rupestri,
dove la roverella si lega al leccio ed ad altre specie termo-xerofile come
l'acero campestre e l'acero di Montpelier (Acer monspessulanum). Qui si
vengono a trovare anche abbondanti aggruppamenti di piante arbustive di
piccola taglia tra cui primeggiano l'elicriso (Helicrisum italicum) e il
timo (Thymus longiculis). Si tratta prevalentemente di boschi discontinui,
collocati su suoli rocciosi e, a volte, in pareti quasi rupestri.
Queste forme più aride e rade dei boschi di roverella sono molto
simili a boscaglie alberate di limitato sviluppo. In prossimità di questi
popolamenti si osservano anche colonie rupicole di leccio riscontrabili
soprattutto nella Val di Teve ed in località Vignale. Il leccio si
trova anche nel Vallone di Fua in esposizione Sud.
Oltre al leccio, all'interno di queste cenosi, si possono osservare presenze
di flora mediterranea che si accompagnano spesso ai boschi xerici di roverella,
come la fillirea (Fillirea angustifolia) il ramno minore (Rhamnus pumila)
In questi ambienti, in località situata tra Valle dei Confini e Valle
piè di Monte sono stati rinvenuti alcuni esemplari di Acer x Peronaii,
ibrido naturale fra Acer obtusatum e Acer monspessulanum. Sebbene la forma
dei frutti e delle foglie non permetta una classificazione certa della specie,
esiste una delimitazione ecologica abbastanza distinta. Acer x Peronaii
è specie che si presenta spesso in consorzi pionieri su terreni calcarei
ricchi di scheletro.
1.2. La fascia montana e sub-montana
Caratteristici dell'orizzonte montano e sub-montano sono i boschi di latifoglie
miste, spesso con discreta partecipazione di faggio.Il faggio, mescolandosi
a latifoglie come l'acero opalo, l'orniello e il sorbo montano, si succede
in altitudine ai boschi di querce e si estende in una fascia altitudinale
caratterizzata da un clima più umido e fresco.
Nella Riserva il faggio si estende da 900-1000 m. fino ai 1900 m. Anche
se la vegetazione forestale di questa fascia appare abbastanza omogenea per
la dominanza quasi esclusiva del faggio, in realtà si vengono ad
avere differenze notevoli tra i faggeti dislocati nella parte più
bassa delle montagne rispetto a quelli di maggiore altitudine.
1.2.1. I Faggeti termofili
I faggeti che hanno una flora più vicina a quella dei boschi di
querce sono quelli dislocati nella parte più bassa delle montagne
o nei versanti solatii. La flora arborea, oltre al faggio, è caratterizzata
da poche altre specie: principalmente orniello, acero montano e acero opalo
e carpino nero.
Qui compaiono diverse specie erbacee ed arbustive che sono già note
per i querceti, come il pungitopo (Ruscus aculeatus), la dafne (Daphne laureola),
alcuni gerani (Geranium lucidum, Geranium robertianum), i ranuncoli (Ranunculus
appenninus, R. brevifolius), le cardamini (Cardamine bulbifera e Cardamine
enneaphyllos) ed anche alcune orchideee termofile come Cephalanthera damasonium
e Neottia nidus-avis.In alcuni di questi faggeti più "caldi" è
stata riscontrata la presenza di alcune specie, limitate ad zone poco estese,
come il tiglio cordato e (su suoli sufficientemente umidi) anche il frassino
maggiore e l'olmo montano.
In particolare la presenza del tiglio (Tilia cordata), del frassino maggiore
(Fraxinus excelsior) è abbondante nel Vallone di Fua. Altre località
in cui si rinvengono queste essenze sono la Valle dei Confini, la Valle
di Teve e Pietra Incacchiata. I nuclei di bosco con la presenza di queste
specie, se pur sporadica, hanno in comune una maggiore disponibilità
di acqua nel terreno e una minore acclività del suolo.
Il frassino maggiore lo si ritrova ancora, sempre associato al faggio,
nelle zone di forra di Valle Amara.
Nelle pendici occidentali del Monte Ginepro (Fossa Conca) ed in zona “Curio
Pepparello” si riscontra l'olmo montano (Ulmus glabra) la cui presenza
è estremamente scarsa e frammentaria.
1.2.2. I Faggeti della fascia superiore
Questi faggeti sono collocati nella parte superiore della fascia montana,
in condizioni quindi di maggiore umidità del clima. Vengono a chiudere
la serie altitudinale della vegetazione arborea della Riserva ed in essi
si possono osservare aspetti selvicolturali diversi che comprendono sia la
fustaia colonnare con moderata differenziazione nella stratificazione degli
alberi, sia cenosi forestali che crescono su suoli rocciosi o impoveriti
a causa degli intensi sfruttamenti che il bosco ha subito in passato.Le differenze
floristiche all'interno di queste formazioni appaiono evidenti. L'aspetto
più diffuso del bosco di faggio degradato è caratterizzato
da una flora erbacea costituita da piante adattate alla scarsità di
nutrimento come le luzule (Luzula italica e Luzula multiflora) e molte specie
appartenenti al genere Hieracium. Qui scarseggiano, o addirittura vengono
a mancare, le piante tipiche dei complessi a faggio che crescono su suoli
più ricchi di sostanze nutritive.
A quest'ultima tipologia del faggeto sono invece legate specie come la
stellina di bosco (Galium odoratum), le cardamini (Cardamine enneaphyllos
e C. bulbifera), Adenostyles australis e lafelce Polysticum aculeatum.
Nelle fustaie mature di faggio sono poche o assenti le specie arbustive,
per cui l'aspetto più ricorrente è quello di foreste a due
strati, uno arboreo e l'altro erbaceo.
I più begli esempi di fustaie di faggio si osservano in località
Prime Prata e Coppo dei Ladri. Qui si addensano consorzi di specie igrofile
come Adenostyles alliare, Actaea spicata, i sigilli di Salomone (Polygonatum
multiflorum e Polygonatum verticillatum) e il senecio dei boschi (Senecio
fuchsii).
1.3. Nuove specie rinvenute nella Riserva
Durante i rilievi forestali sono state rinvenute alcune specie nuove rispetto
alla check-floristica riportata dal Piano di Tutela ed Utilizzazione del
Territorio.
• Acer platanoides L.
• Acer x peronaii Strobl.Arr.
• Carpinus betulus L.
• Laburnum anagyroides Medicus
• Fraxinus excelsior L.
• Gentiana ciliata L.
• Prunus mahaleb L.
• Ruscus hypoglossum L.
• Salix gr. caprea L.
• Tilia cordata Miller
• Ulmus glabra Hudson
Da verificare la probabile presenza di Carpinus orientalis M. all’interno
del Cau di Cartore.
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