Valle Amara (storia)

La Madonnella

La chiesa della località "La Madonnella", che si vede oggi, è stata ricostruita alla fine degli anni '90. La vecchia chiesetta, era sita qualche decina di metri più a monte, dove, se si osserva, con attenzione, sotto la parete rocciosa, è possibile vederne ancora i resti (foto 3).

Chiesa di Valle Amara innevata

Foto 1: la chiesa della Madonnella in Valle Amara (circa 1100m slm)

Interno della Chiesa di Valle Amara



Foto 2: interno della chiesa della Madonnella (Valle Amara), sullo sfondo si nota la parete rocciosa su cui poggia.

Resti della chiesa antica, sulla parete a monte della nuova.

Foto 3: resti della chiesa antica, sulla parete a monte di quella nuova.

La chiesola antica fu distrutta da una piena del torrente Valle Amara (o Torrente Corvaro, secondo alcuni). Al suo interno trovavano posto due statue, quella della Madonnina ("Madonnella") e quella di Sant'Antonio da Padova. La piena portò con sé le due statue, e ne restitui solo una, quella della Madonnina, mentre quella del Santo di Padova non fu mai più ritrovata.
La piccola statua della "Madonnella", fu ospitata, in via temporanea, protetta da un piccolo cancello in ferro battuto, in una nicchia della roccia, sotto la parete meridionale, dove, qualche decennio dopo, è stata costruita la nuova struttura sacra, che attualmente la ospita.
All'inizio del mese di Maggio la Madonnina, veniva portata, in processione, a Corvaro e ospitata, in turni di una settimana, da quattro famiglie. Tutte le sere, nella casa ospitante, veniva recitato il Rosario. Anche il passaggio, da una famiglia all'altra, avveniva in processione.
Il 31 Maggio la "Madonnella" tornava, seguita dai canti degli adulti e dei bambini, che spesso, invitati dalle loro maestre, agitavano foglie d'acero, a Valle Amara, dove, ogni pastore e viandante, non mancava mai di affidargli le proprie preghiere.
Per questo motivo, la zona, localmente, è conosciuta anche con il toponimo de "I Santaregli".

I "Capannacci"

I vecchi stazzi in pietra ("capannacci"), costruiti sotto sporgenze rocciose, con porta in legno e senza copertura, che troviamo sul fondovalle, erano usati dai pastori, nel periodo primaverile (prima della monticazione) per il ricovero delle pecore, che durante il giorno venivano portate al pascolo, verso le quote superiori (Prato San Rocco, Coste di Cava, Cardito).
Quando le temperature salivano (inizio giugno), le greggi venivano portati negli stazzi di Fonte la Vena, Prato San Rocco e tante altre località delle nostre montagne, nelle quali, è ancora possibile ritrovare i resti delle vecchie capanne in pietra.

Stazzo numero 1, spazio interno

Foto 4: stazzo numero 1, spazio interno. Questo capannaccio si trova poche decine di metri a monte della chiesa della Madonnella, dall'altro lato della strada.

Stazzo numero 2, vista frontale. Il muro in pietra con la piccola porta in legno

Foto 5: stazzo numero 2, vista frontale. Il muro in pietra con la piccola porta in legno

Stazzo numero 2, vista laterale (da NE) con l'angolo del muro in pietra

Foto 6: stazzo numero 2, vista laterale con in evidenza i due muri esposti a meridionale e a oriente.

In autunno avveniva il processo inverso, gli animali tornavano, per la notte, nei "capannacci" di fondovalle. Qui restavano fino ad autunno inoltrato e poi venivano spostati, nei casali di Valle di Malito e nelle zone limitrofe a questa, come "Prata", "Le Calegara", "Soa e Matte", Fonte Cotturino, Poledrara, ecc., solo alle porte dell'inverno, gli animali venivano rimessi nelle stalle del paese. Come si può osservare, salendo da Corvaro, poco prima di entrare in Riserva, si notano i resti di casette in pietra, che avevano la stessa funzione, come, del resto, i casali e i "capannacci" che punteggiano il Fosso del Cerreto, per il rimessaggio degli ovini.
Su questo argomento si veda anche: La Pastorizia

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