Museo della Duchessa


Il Museo della Duchessa, inaugurato il 25 Agosto 2018, a Corvaro in Piazza Regina Margherita, insieme a quello Archeologico del Cicolano - M.A.C., inaugurato nel 2017, sempre nella stessa frazione, mira a offrire un punto di partenza per la conoscenza del nostro territorio, sia dal punto di vista naturalistico che da quello storico. La scelta della collocazione è dovuta alla volontà d'integrare la Riserva con il tessuto sociale dei centri abitati, tutti collocati all'esterno del perimetro dell'Area Protetta e a costituire un volàano per il futuro recupero storico architettonico del centro antico di Corvaro.
Nel Museo sono esposti, oltre ai pannelli descrittivi relativi ai vari ambienti che costituiscono la Riserva, i suoi "tesori" faunistici e floristici, quelli inerenti i danni arrecati al borgo vecchio di Corvaro dal terremoto del 1915 e la fase di ricostruzione e rimodellamento del tessuto urbano, contemporaneamente condizionato dalla costruzione e apertura dell'autostrada A24 Roma - L'Aquila.

La collezione di animali tassidermizzati e i pannelli espositivi

Ben rappresentata la fauna della nostra Riserva e del Cicolano con la presenza di alcuni animali, rinvenuti morti all'interno dell'Area Protetta o nei territori limitrofi e sottoposti a un processo di tassidermizzazione, popolano, infatti, il Museo: l'orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus), il lupo (Canis lupus italicus), il gatto selvatico (Felix sylvestris), lo scoiattolo (Sciurus meridionalis), la martora (Martes martes), la volpe (Vulpes vulpes), l'allocco (Strix aluco) e lo sparviere (Accipiter nisus)

La visita al museo permette al visitatore di avere un quadro completo della Riserva nei suoi componenti essenziali, a partire dal piano collinare sino all'ambiente di cresta, passando per quello lacustre del Lago della Duchessa

Si parte dall'alto, con la descrizione degli ambienti di cresta, delle pareti rocciose e dei ghiaioni, dove, apparentemente, tutto sembra indicare l'assenza di vita, e, invece, sorprendentemente, anche in questi ambienti troviamo forme di vita adattatesi alle condizioni più estreme. Partendo dalle creste, spazzate continuamente dai venti, con un suolo sottile o assente, caratterizzate da una forte escursione termica, da forte pendenze, la dove la geomorfologia ha permesso il formarsi di pianori, vivono quelle piante che hanno "imparato" a utilizzare le spaccature delle rocce, come sulle pareti del Murolungo (2184m slm). La comunità vegetale è in genere caratterizzata da graminacee e Cyperaceae. Questo è anche il luogo della "vegetazione casmofitica " ossia delle "piante delle fessure", tra le cui specie ricordiamo: la Saxifraga paniculata, l'Androsace villosa la Campanula tanfanii e sulle cengie ove il suolo ha una profondità maggiore l'Allium strictum. Questo ambiente è, inoltre, il regno del Grifone (Gyps fulvus) che vi nidifica, dell'Aquila reale (Aquila chrysaetos) e dei gracchi (Pyrrhocorax sp).

Ai piedi di queste imponenti pareti, come quella del Murolungo (2184m slm) e del Monte Morrone (2141m slm), si sviluppa l'altro ambiente estemo, quello dei ghiaioni, ossia i siti di accumolo di massi e detriti, dove il substrato per via della forza di gravità è praticamente mobile, l'acqua penetra e si perde rapidamente tra i residui rocciosi, connotandoli come un ambiente estremamente arido e dalle pareti sovrastanti scivolano masse nevose o altro pietrame, qui la capacità della vita di sopravvivere, è evidenziata, per le piante da un apparato radicale in grado di ramificarsi sotto i disgregati e di penetrare in profondità, per raggiungere il suolo e ancorarvisi, o, dalla "abilità", se sepolte di emettere getti laterali che ne permettano la sopravvivenza, tra queste annoveriamo: Isatis allioni, Dryps spinosa, Ranunculus brevifolius e l'Adonis distorta, una ranuncolacea inclusa tra le specie di interesse comunitario negli allegati II e IV della Direttiva 92/43CEE, meglio conosciuta come Direttiva Habitat.

Uno degli ambienti più caratteristi e visitati della Riserva è quello lacustre del Lago della Duchessa.

Il lago, posto a quasi 1800m di quota, tra i più alti dell'Appenino centrale, è immerso in uno scenario d'incanto, tra i contrafforti del Monte Morrone a Nord, il Murolungo a Sud e sullo sfondo, del lato orientale, il Costone (2239m slm), la cima più alta del massiccio. Data la natura del Lago, con l'assenza di sorgenti o fiumi che ne alimentino il bacino, con le conseguenti variazioni in termini di profondità e dimensioni, che variano nel corso delle stagioni, anche in considerazione della presenza di un inghiottitoio sul lato Nord, troveremo, dal punto di vista vegetazionale, una situazione che muta stagionalmente. Dopo il disgelo, quando il livello delle acque è molto alto, lungo la fascia rivale, fino a un metro di profondità alcune piante colpiranno l'attenzione del visitatore, tra queste il ranuncolo a foglie capillari (Ranunculus trichophyllus), il ranuncolo strisciante (Ranunculus repens) e la giunchina palustre (Eleocharis palustris subsp palustris), grazie a essa, il Lago, oltre alla tipica forma a otto, nel periodo tardo primaverile - inizio estate, sembra avere un isola sul suo lato nord - orientale. Qui, in queste acque, il tritone crestato (Triturus carniflex), un anfibio, raggiunge nel Lazio, il suo massimo altitudinale. Il tritone affronta l'inverno sotto le pietre o il terreno fangoso delle rive e torna in acqua a inizio primavera, per l'accoppiamento e vi resta fino ad agosto. Le larve somigliano ai girini delle rane ma si distinguono da queste per la presenza di tre ciuffi di branchie ai lati del capo. Il Lago della Duchessa, a causa del substrato carsico del massiccio, che non permette l'accumulo di acqua in superficie, fatta eccezione per le sorgenti di Fonte la Vena e Fonte Salomone, è l'unica vera risorsa idrica per la fauna selvatica e l'allevamento. Quest'anno (estate - autunno 2021) è stato realizzato un fontanile in località "Le Caparnie", che utilizza la sorgente della "Grotta dell'Oro" e uno nei pressi del Lago che utilizza invece quella di Fonte Salomone. Sul versante nord del Monte Morrone sono stati eseguiti lavori di impermeabilizzazione sul bacino di raccolta delle acque piovane e di quelle provenienti da Fonte la Vena e un fontanile nei pressi dei rifugi. Lo scopo dei lavori appena elencati e la creazione di un bacino di raccolta a "Pietra Grossa" (Valle della Cesa) è quello di diminuire il carico di bestiame che grava sul Lago della Duchessa.

Il lupo (Canis lupus italicus) è il rappresentate per eccellenza dell'ambiente montano. In realtà le linee di percorrenza trofica lo portano a lambire anche i nostri paesi di fondovalle, per seguire gli spostamenti delle prede. Animale sociale, vive in branchi, la cui composizione può raggiungere i 7-8 individui, generalmente la coppia dominante o alfa con la nuova leva e i giovani lupi della cucciolata dell'annata precedente. In casi particolare possono venire accettati nel branco individui esterni e i vecchi lupi alfa. I lupi, sia maschi che femmine, lasciano il branco verso i due anni di età, per cercare un territorio libero e un nuovo/a compagno/a.
Non è raro in un'escursione in montagna, soprattutto nei luoghi di valico o d'intersezione dei sentieri trovare una fatta di lupo. Molti studi sull'alimentazione di questa specie si basano proprio sulla raccolta e l'analisi del contenuto degli escrementi. Con il "ritorno" degli ungulati sono diminuiti i livelli di conflitto con gli allevatori, se ci si ferma a riflettere che la legge regionale del Lazio, numero 48, del 28 settembre 1982, che andava a compensare i danni economici subiti dalla zootecnia, nacque, anche, per la spinta degli allevatori locali, provati, allora, dai continui attacchi e dai danni arrecati al proprio patrimonio zootecnico. Oggi, la pressione predatoria sugli animali domestici è notevolmente diminuita e, negli escrementi, è sovente trovare setole di cinghiale, peli di capriolo, e di altri animali.

Una menzione particolare merita l'orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus), dal 2006, infatti è certa la presenza sporadica in Riserva, nel Cicolano e nel reatino di orsi maschi in dispersione, alla ricerca di nuovi territori e di una partner per l'accoppiamento. Il vagare li porta lontano dall'area centrale ("core area") del Parco Nazionale d'Abruzzo, nel museo è conservato il corpo tassidermizzato e lo scheletro dell'orso "Piazzabo", morto all'interno della nostra Area Protetta, per cause naturali nel lontano 2008. Questa specie, simbolo del Parco Nazionale D'Abruzzo, Lazio e Molise, rappresenta per il mondo della conservazione della natura una sfida impegnativa, infatti, la popolazione di questa importante sottospecie dell'orso bruno (Ursus arctos) è di circa 50 esemplari, ed è per questo che il plantigrado, è inserito dallo ICUN nella categoria "in pericolo critico di estinzione". I tassi di riproduzione, per questo animale onnivoro, sono buoni, ma molti fattori antropici (incidenti stradali, bracconaggio, patologie trasmesse dal bestiame domestico) ne accrescono, purtroppo, anche i tassi di mortalità. Per tutti i motivi elencati innanzi, per il taxon, è richiesta una protezione rigorosa dalla Comunità Europea, che lo ha inserito negli allegati II e IV della Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat). Un ampio pannello descrittivo è dedicato alla storia dell' "Orso Piazzabo".


Del piano montano, certamente, anche il gatto selvatico (Felix sylvestris), tra gli animali tassidermizzati esposti al museo, richiama nel collettivo immaginario, a pieno, il concetto di natura selvatica. Di colore grigio-fulvo, presenta sul dorso linee trasversali nere, e sulla coda sono caratteristici gli anelli neri intervallati da parti chiare. Trai i vari fattori che minano la conservazione di questa specie, l'abbandono di gatti domestici con i quali può ibridarsi. Il comportamento si dissocia notevolmente dal gatto domestico (Felis catus), infatti, il gatto selvatico, riposa durante il giorno e caccia di notte. Non forma coppie stabili, i maschi, che conducono vita solitaria, hanno un vasto territorio che si sovrappone a quello di più femmine.

Gatto Selvatico

Degli uccelli, ne sono rappresentanti, tra gli animali esposti, un allocco (Strix aluco) e una coppia di sparvieri (Accipiter nisus).

Completano l'esposizione degli animali naturalizzati, i mammiferi, meno legati all'ambiente montano, quali lo scoiattolo (Sciurus vulgaris) e la martora (Martes martes). Del primo, come esempio valido per altre specie, va annoverata la minaccia legata alle "specie aliene", ossia quelle "introdotte" in natura o meglio trasportate dall'uomo in luoghi diversi da quelli di origine, per vari motivi (volontari o accidentali). Alcune di queste (1:100) diventano invasive, trovando condizioni ottimali per riprodursi e diffondersi nei nuovi siti. Nel nord Italia l'espansione dell'areale dello scoiattolo grigio (Sciuris carolinensis), considerato tra le 100 specie più invasive dalla Comunità Europea, sta seriamente minacciando l'esistenza del nostro scoiattolo.

Il museo, sito alle porte dell'antico borgo, contiene pannelli esplicativi dedicati al catastrofico terremoto della Marsica, che rase al suolo, nel 1915, Avezzano. Il terremoto recò numerosi danni sia a Corvaro che agli altri paesi del Cicolano. Completano l'esposizione museale i pannelli dedicati alla costruzione dell'autostrada A24 Roma - L'Aquila, che portò a una trasformazione radicale dell'economia locale, con l'integrazione delle tradizionali attività legate al mondo agrosilvopastorale, con quelle del settore secondario (edilizia, industria).

La foresteria

Al piano superiore, una foresteria completa, con cucina e camere, la struttura del Museo. Nell'immagine sopra, una mostra di quadri del pittore Mauro De Luca, il giorno dell'inaugurazione del Museo. Dal link che segue, evidenziato in blu, potete accedere alla galleria di foto relativa alla mostra fotografica "Vacche" del fotografo Carlo Proia, ospitata sempre nei locali della Foresteria ad Agosto 2022.


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