LA CHIESA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE.
L'AZIONE PASTORALE DEL VESCOVO MASSIMO RINALDI


Autori: GIOVANNI MACERONI - ANNA MARIA TASSI

Argomenti correlati: 1) Castello di Collefegato; 2) Castello di Corvaro.

La chiesa della madonan delle Grazie
La restaurata chiesa della Madonna delle Grazie con il campanile, fatto erigere nel 1935 dal vescovo Massimo Rinaledi; sullo sfondo, in basso, il villaggio di Collefegato edificato dopo il terremoto del 1915, in alto: il colle con i ruderi dell'antico castello di collefegato.


La chiesa della Madonna delle Grazie è l'antica chiesa benedettina di Villa Tommasa. I Benedettini, come era nella loro tradizione e cultura, la edificarono sopra i resti di costruzioni religiose pagane; la dedicarono a S. Tommaso martire, arcivescovo di Canterbury. Il segno di tale dedica resta in un affresco che riproduce il Santo, con sotto la scritta "S. Thornas Cantauriensis" .

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I documenti d'archivio riferiscono che nella chiesa rurale della Madonna delle Grazie si doveva celebrare una messa all'anno, nel giorno della festa di S. Tommaso, il vescovo martire di Canterbury, la cui devozione era diffusa in tutta Europa. Prima di passare alla descrizione della chiesa, riteniaimo utile dare alcune notizie dell'antico titolare, tratte dall'enciclopedia, Universo, dell'Istituto Geografico De Agostini: "Tommaso Becket, santo (Londra 1118- Canterbury 1170). Studiò diritto a Bologna e nel 1154 divenne cancelliere di re Enrico II d'Inghilterra, ma lasciò l'ufficio quando, per il suo zelo e la sua pietà, fu nominato arcivescovo di Canterbury. Nella sua qualità di primate d'Inghilterra, si oppose all'esecuzione degli Statuti di Clerendon (1164), voluti dal re e votati da un'assemblea, che privavano il clero del privilegio del foro ecclesiastico, attribuivano al fisco regio alcune rendite ecclesiastiche e limitavano la libertà dei vescovi; per cui dovette esulare in Francia. Riconciliatosi col re e tornato in patria, fu tradito e assassinato da fedeli del sovrano nella cattedrale di Canterbury. Enrico II dovette poi fare ammenda del delitto ed umiliarsi al papa Alessandro III, che elevo Tommaso all'onore degli altari".

Così la visita pastorale del vescovo Bonaventura Quintarelli, del 26 agosto 1897, descrive la chiesa della Madonna delle Grazie: " [... ]. Trovasi a sud est del Villaggio [di Collefegato, alle pendici del castello] in basso alla distanza di quasi un chilometro, ad alcuni passi dal Ponte della Rotabile [non l'attuale superstrada] che viene da S. Anatolia, dove essa si biforca per Corvaro e Borgocollefegato. La Facciata è volta a nord est, e sta sulla Rotabile per Corvaro. La Chiesa, illuminata a sufficienza, è divisa in due Parti; ed è lunga 8 in 9 metri, larga oltre 6; lunghezza e larghezza, dico, di ambe le Parti complessivamente: il Mattonato sta in buone condizioni: la porta Anteriore è coperta a volta; la Posteriore, più grande, sta sotto una specie di Rotonda, a volta anche essa, a sesto poco pronunciato e senza luci. L'unico Altare, dedicato alla Beatissima Vergine delle Grazie, è collocato in fondo alla Parte posteriore di fronte all'Ingresso; la Vergine, col Santissimo Bambino, vi si trova effigiata in un Affresco con cornice in stucco [...]. Nella Parete a comu Evangelii dell'Altare [...] si apre la porta della Sagrestia, un Vano coperto a volta di 3 metri per 3, non è ancora del tutto ultimato, non v'è Armadio, né altro Mobile [...]".

La chiesa, che era stata sempre povera di rendite, dopo l'unità d'Italia, nel 1894, si trovò inaspettatamente con una somma di lire

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575.25, concessa dallo Stato a titolo di risarcimento per i beni di cui si era impossessato; inoltre le venne assegnata la somma di lire 64 annue. Il parroco di Borgocollefegato, don Bartolomeo Orsi, autorizzato dalla Curia di Rieti, utilizzò parte di detta somma per i restauri della chiesa.

Il terremoto di Avezzano rovinò gravemente la chiesa ma non la distrusse, come invece si verificò per S. Maria ad Nives. La visita pastorale del vescovo Francesco Sidoli, del 5 luglio 1923, successiva al terremoto, si ferma a dare la seguente descrizione: " [...]. [L' altare] è quasi spoglio di ogni ornamento; candelieri rovinati, ciborio indecente, senza vasetto per la purificazione. E in questo altare si conserva il Santissimo Sacramento!!. Non v'è confessionale, e a questo scopo serve la porta della sagrestia, alla quale è stata adattata una crata, e mentre il penitente è in chiesa, il confessore siede in sagrestia. Il fonte Battesimale è accomodato alla meglio in un piccolo stipo, dove è stato collocato un vaso di rame, nel quale si conserva l'acqua battesimale; ma non v'è sacrario, e l'acqua servita pel battesimo si getta nel fuoco.

La porta d'ingresso è chiusa da un cancello di ferro.

Sul lato sinistro di chi entra nella Chiesa, e propriamente a cornu Evangelii dell'altare si apre una porta che da l'ingresso alla sagrestia. Questa consiste in un vano quadrato sufficientemente spazioso, ma dal

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terremoto è stato ridotto in uno stato deplorevole. A sinistra di chi, entra appoggiato al muro un canterano di ordinaria grandezza ma tutto sgangherato, e in esso si contengono gli arredi sacri, che si sono potuti salvare dalla chiesa rovinata. Vi sono pianete piuttosto numerose, alcune delle quali di ottima stoffa, antiche con lo stemma del Baron Ciampella, che una volta aveva un certo dominio in quel luogo. Vi sono di tutti i colori liturgici, ma manca la pianeta verde. Vi sono 2 calici, uno dei quali in poco buono stato; v'è l'ostensorio in buono stato e l'ombrello pel Viatico, anch'esso in buono stato. Tutti oggetti ricavati al di sotto delle rovine. Vi è anche una certa quantità di biancheria, camici, tovaglie, purificatoi e corporali.

In questa chiesa non è mai esistito campanile, né mai ha avuto campane. Ora però vi si trovano le campane che appartenevano alla diruta Chiesa parrocchiale. Esse sono state collocate sopra due travi in sagrestia. Sono due, e la più grande alla bocca misura circa 80 centimetri di diametro, e l'altra circa 60. Le campane erano e sono ancora di diritto parrocchiale, e servivano non solo per le sacre funzioni: ma anche pel suono dell'Ave Maria [... ]".

La chiesa della Madonna delle Grazie fu di nuovo restaurata dopo il terremoto di Avezzano, come è detto negli atti della visita pastorale, del 16 gennaio 1931, del vescovo Massimo Rinaldi.

Prima di descrivere i lavori compiuti, sembra pastoralmente utile soffermarsi alquanto sui rapporti del Servo di Dio con i paesi menzionati in questo studio, al fine di far conoscere la statura morale e spirituale del più grande vescovo reatino di tutti i tempi, Massimo Rinaldi.

Mons. Guido Peduzzi raccontò l'ultimo incontro del Rinaldi con le popolazioni di Corvaro, di Santo Stefano e di Borgocollefegato, in un articolo dal titolo, Una delle tante "ricche giornate" di Mons. Rinaldi: "Mentre la Diocesi piange l'immatura scomparsa dell'amatissimo Vescovo e la stampa e la radio ne hanno ricordata l'opera indefessa di bene che Egli, nei sedici anni di Episcopato, fece in Diocesi a bene delle anime, e doveroso affidare alla pubblicazione su "L'Unita Sabina", Settimanale da Lui voluto e retto con tanti sacrifici, queste brevi note delle quali, a suo tempo, il Pastore buono, nella sua umiltà che lo distingueva, non permise la pubblicazione.

Ora il Padre non è più di questa terra e dal Cielo sorriderà e permetterà che questo piccolo aspetto della sua multiforme e dinamica vita nelle alpestri zone della sua Diocesi, sia conosciuto e ricordato a gloria sua e a bene e sollievo dei suoi figli che dolenti, ne piangono la morte immatura.

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Ricca e piena di bene spirituale è stata la giornata del 20 Novembre [1940] che Sua Eccellenza il Vescovo ha passata tra i suoi figli agli estremi limiti della sua Diocesi nella zona di Borgocollefegato.

Fino ad ora tarda, nella sera precedente, rimane in Chiesa a spiegare al popolo di Corvaro la parola di Dio con la semplicità e l'amore del padre, con lo zelo e l'entusiasmo del missionario.

Di buon'ora la mattina amministra la prima Comunione ai bambini e bimbe di quella Parrocchia, rivolgendo a quei piccoli la parola affabile e patema; benedice poscia la nuova e bella chiesa e nuovamente parla al numeroso uditorio spiegandone ad esso il significato e il rito: Casa di Dio, Casa di orazione.

Amministra quindi la Cresima.

La cerimonia finisce verso l'una; il pranzo è imbandito con cura da quel Reverendo Parroco [don Filippo Ortenzi], per tutti, ma non per il Vescovo che corre in altra Parrocchia in S. Stefano per fare del bene anche a quei fedeli che hanno ormai una Chiesa riparata e abbellita, mercé l'interessamento del Pastore Diocesano. Anche in questa Parrocchia, predica, esorta al bene, all'amore di Dio, all'attaccamento alla Religione dei padri. Si interessa di nuove riparazioni al sacro edificio e tutto finito, parte e scende a Borgocollefegato accompagnato dal Vicario Foraneo. Anche qui si interessa della Chiesa e dei lavori fatti alla Casa Parrocchiale.

L'Azione Cattolica, Gioventù Femminile, in tutte le sue branche che si trova in Canonica per la consueta adunanza settimanale, improvvisa al Pastore festose accoglienze, canti e relazione dei suo apostolato fatto in Parrocchia. Sorride il Vescovo, approva, incoraggia, benedice.

Una tazza di caffe, di latte, un bicchiere di vino misto ad acqua e tutto il pasto del giorno che rifocilla, più che le stanche membra, le fauci arse dal lungo parlare.

Alle 19,30 l'auto lo riporta a Rieti. La sua giornata di lavoro sara forse finita?

Questa volta lo accompagno col pensiero; e penso che ancora la giornata, pur tanto ricca di bene e di lavoro, non è finita.

Lo vedo seduto fino a tardi, nel suo tavolo di lavoro, in mezzo ad un ingombro di carte, a scrivere, a dare ordini per il bene spirituale e materiale della sua Diocesi, fino ad ora tarda, fino a quando ormai il corpo giustamente stanco, naturalmente reclamerà un po' di riposo,

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Il vescovo di Rieti Massimo Rinaldi (1924-1941)

Il vescovo di Rieti Massimo Rinaldi (1924-1941), oggi servo di Dio, che pregò nella chiesa della Madonna delle Grazie di Collefegato, la fece restaurare e fece erigere ex novo il campanile.

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[..] riposo però, che è breve pausa, perché la susseguente alba lo vedrà nuovamente al lavoro, lavoro incessante, continuo, fruttuoso, a bene della Diocesi alle sue cure affidata che teneramente ama e ne è riamato.

Così la giornata del nostro Vescovo, non una, ma cento, così da sedici anni, così ancora lungamente".

Ed ora il Pastore buono è andato a ricevere il premio della sua ricca giornata.

Se pur troppo, la sua giornata terrena e terminata, non per questo ci verrà meno il suo aiuto, il suo patrocinio.

Dal Cielo, Egli guarderà la sua amata Diocesi per la quale tanto lavorò e benedirà i suoi addolorati figli con una patema benedizione che sara di sollievo, nel lutto che affligge la Diocesi".

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comunità parrocchiali, molto frequentemente, per rendersi conto di persona non solo dello stato morale, spirituale, sociale, materiale ed economico delle popolazioni ma anche dei lavori di miglioramento nella struttura delle case canoniche e delle chiese.

I coniugi Mario Morelli e Maria Barbonetti, di Borgorose, allora rispettivamente di 12 e 9 anni di età, ricordano ancora, con vivezza, a tanti anni di distanza, una visita pastorale del Rinaldi. Si era nell'autunno del 1940, senz'altro prima dell'ultimo incontro narrato sopra da mons. Guido Peduzzi. Mons. Rinaldi aveva fatto visita alla popolazione di Torano; da lì, nel primo pomeriggio, era partito per Borgorose. Mons. Peduzzi, come era consuetudine, si era recato con la popolazione a ricevere il vescovo in via Cicolana; il vescovo tardava [...]; si seppe che era inutile aspettarlo perché egli si trovava già in chiesa e vi era arrivato, tutto solo, scalzo e con un rozzo bastone per appoggio. Da Torano, attraverso un sentiero montano, era salito per la località, chiamata Latuschio, passando accanto al vecchio castello medioevale di Spedino, e, discendendo per la mulattiera vicino all'antica abbazia di San Giovanni in Leopardo, era giunto nella chiesa di S. Anastasia. Mons. Peduzzi si recò con la popolazione nella chiesa parrocchiale; il vescovo Rinaldi si intrattenne affabilmente con la popolazione e si fermò a confessare fino a tarda notte. Il vescovo, quel giorno, tralasciò la cena; passò tutta la notte in orazione, senza andare a letto, davanti al Santissimo Sacramento.

Il Signor Antonio Di Rocco, di Corvaro, rievoca, in una sua testimonianza estragiudiziale, un'altra visita fatta da mons. Rinaldi a Corvaro. Don Filippo Ortenzi, parroco del luogo, si era recato, con numeroso seguito, nel crocevia che porta ad Avezzano, a Borgorose e a Corvaro, a pochi metri dalla chiesa della Madonna delle Grazie, per ricevere, sotto il baldacchino e con i dovuti onori, il vescovo. Il Rinaldi sembrò farsi attendere, ma era già sul luogo. Ad un certo momento lo si vide uscire dalla chiesa della Madonna delle Grazie, dove aveva sostato in preghiera. I buoni Corvaresi e il bravo parroco invitarono il vescovo a mettersi sotto il baldacchino, ma egli ricuso energicamente dichiarando: "Se portate il baldacchino per un povero cristiano, come sono io, cosa dovreste fare per nostro Signore, vivo nel Sacramento!"; prese la corona del rosario e invito i fedeli a pregare la Madonna. Per tutto il tragitto, di circa due chilometri, si recitò il santo rosario, fino alla chiesa parrocchiale di Corvaro.

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La Chiesa della Madonna delle Grazie poggia sui resti di mura pelasgiche e di una costruzione romana

Resti di mura pelasgiche e romane, nella facciata posteriore della chiesa della Madonna delle Grazie di Collefegato.

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Riprendiamo la narrazione del restauro della chiesa della Madonna delle Grazie. La richiesta di contributi allo Stato fu avanzata dal parroco di Borgorose ed economo spirituale di S. Maria ad Nives, mons. Guido Peduzzi, d'intesa con il vescovo Massimo Rinaldi. L'antico titolo della parrocchia di Collefegato era passato, dopo il terremoto di Avezzano, alla chiesa rurale della Madonna delle Grazie. Il prefetto di Rieti, in data 12 settembre 1935, comunicò al Rinaldi : "[...] . Oggetto: Restauro alla chiesa di S. Maria delle Grazie in Collefegato, frazione di Borgocollefegato, danneggiata dal terremoto del 13 gennaio 1915 [...]. Comunico a Vostra Eccellenza che, con Decreto n° 7407, del 6 agosto ultimo scorso, il Ministero dei Lavori Pubblici ha autorizzato il pagamento presso la locale Sezione di Regia Tesoreria Provinciale, a favore di Vostra Eccellenza medesima, della somma di Lire 3.000, quale unica rata a saldo del sussidio concesso con decreto 17 gennaio 1933, n. 14262, per i lavori indicati in oggetto [ ... 1". In calce è scritto con la grafia del Rinaldi: "Il sopraddetto sussidio fu riscosso dal sottoscritto e passato alla Curia ufficio amministrativo, + Massimo Vescovo".

La chiesa fu restaurata e venne costruito ex novo il campanile.

Nella Visita pastorale fatta il 27 settembre 1953 dal vescovo Raffaele Baratta, il questionario è privo di risposte, ma alla voce

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"Osservazioni e Decreti dell'Ordinario, riporta: "La parrocchia di Santa Maria della Neve di Collefegato, pur avendo un titolare (il Reverendo Don Alfonso Ascensi ritiratosi per la sua tarda età presso la sua famiglia in Corvaro) è parrocchia da ritenersi come inesistente. Formata con poche case, che sono come una continuazione di Borgocollefegato, essa e di fatto incorporata con Borgo [...]".

Con la revisione dei concordato tra la Chiesa e lo Stato italiano del 1984 si operò anche la revisione dei benefici parrocchiali. La diocesi di Rieti, in base ai cambiamenti logistici verificatisi nel tempo, ristrutturò, dal punto di vista giuridico, gli enti parrocchiali, dando un più funzionale assetto territoriale alle parrocchie che, da 221 divennero 94.

Nel caso specifico di S. Maria ad Nives di Collefegato, tenuto conto della costruzione della superstrada Rieti - Valle del Salto e della vicina autostrada Roma- L'Aquila, la parrocchia venne conglobata alla chiesa parrocchiale di S. Maria di Corvaro, con decreto vescovile del 1986.

Il parroco di Corvaro, don Daniele Muzi, con slancio e sensibilità pastorale, si mise subito all'opera - aiutato dai residenti, dai devoti e dalle amministrazioni comunale e regionale -, per il restauro della Chiesa della Madonna delle Grazie.

Oggi, per chi transita sulla superstrada, Rieti - Valle del Salto, appena oltrepassata la valle di Borgorose e prima di immettersi sull'altopiano del Cammarone, l'antica chiesa di Villa Tommasa, appare, nel lato sinistro della superstrada, in tutta la sua elegante bellezza architettonica.

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Titolo Articolo: LA MADONNA DELLE GRAZIE
Autore: MONSIGNOR GIOVANNI MACERONI

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