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Gli orsi marsicani "migranti" nell’Appennino centrale: il monitoraggio della Regione Lazio
tratto da: gaianews.it

Nell’incontro di sabato scorso a Pettorano sul Gizio, in provincia di L’Aquila,“Monitoraggio e gestione dell’orso bruno marsicano nelle aree esterne al Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise”, dove per la prima volta si è parlato del monitoraggio dell’areale periferico dell’orso marsicano sono stati presentati i dati della rete di monitoraggio della Regione Lazio. Gaianews.it ha raggiunto Giampiero Di Clemente, responsabile della Sorveglianza della Riserva dei Monti della Duchessa, Emanuela Perìa, Naturalista della stessa Riserva e Ivana Pizzol, tecnico della Agenzia Regionale dei Parchi della Regione Lazio.

Scritto da Federica di Leonardo il 13.06.2013

Un orso in dispersione, o "periferico", non è un orso di minore importanza.
Hanno iniziato così la loro presentazione i tecnici della rete di monitoraggio della Regione Lazio.
Un orso periferico, al contrario, è importantissimo, perchè dalla sua sopravvivenza in aree diverse da quella principale, dipende quella di tutta la popolazione di orso marsicano. La Rete di Monitoraggio dell’orso nella Regione Lazio è un’applicazione della direttiva europea Habitat ed è stata avviata nel 2007.
Allora erano diversi i progetti in campo per il monitoraggio dell’orso marsicano, ma non erano coordinati fra loro.
Per questo fu costituito un tavolo di esperti che ha prodotto dei criteri generali e un protocollo d’azione per effettuare il monitoraggio con metodi condivisi.
L’area presa in questione non è oggetto di frequentazioni assidue da parte dell’orso marsicano, per questo il territorio è stato diviso in zone a 4 livelli di intensità di campionamento sulla base di dati già raccolti dal 2002 al 2008.
La valutazione del dato di presenza avviene attraverso un protocollo estremamente dettagliato e per seguirlo sono stati formati referenti, fra naturalisti e guardiaparco, e rilevatori, fra guardiaparco e guide delle associazioni CAI e Federtreck.
Ai corsi di formazioni ha partecipato anche il personale del CFS.
Il protocollo ha permesso la realizzazione di un solo database regionale: tutti i dati vengono raccolti nello stesso modo e analizzati dallo stesso laboratorio dell’ISPRA.
I tecnici hanno spiegato che negli anni l’affidabilità dei dati è nettamente migliorata e nell’area sono stati campionati 5 genotipi diversi.
Fra questi due orsi hanno frequentato la Riserva Regionale dei Monti della Duchessa per ben due anni.
Altro dato importante è che è stato monitorato il ritorno nell’areale centrale da parte di un orso marsicano, denominato Ferroio, che era arrivato nei territori dell’areale periferico.
E’ la prima volta che si documenta il ritorno nell’areale principale di un orso dopo aver frequentato l’areale periferico.
Anche l’orso Ulisse, monitorato nel territorio del Parco del Monti Sibillini, dopo alcuni mesi di assenza da quel territorio, è stato campionato di nuovo nella Riserva della Duchessa. A partire dal 2010 sono stati campionati e genotipizzati inoltre diversi individui a ridosso dalla ZPE del PNALM ed è stato verificato che nell’estate del 2012 uno di questi si è spostato nel Parco dei Simbruini.
Questi dati danno la misura delle distanze che un orso può percorrere in poco tempo e dell’importanza di un monitoraggio che possa sostenere le scelte politiche e di conservazione.
Secondo gli esperti i dati certificano un utilizzo accertato da parte della specie di tutto la porzione occidentale dell’areale potenziale.
Sono stati dimostrati gli spostamenti sulle grandi distanze e l’esistenza di aree strategiche per il futuro della popolazione.
Il costo di tutte queste operazioni, secondo quanto riportano i tecnici, è stato di 70.000 euro a partire dal 2007, finalizzati all’acquisto delle attrezzature (una tantum), alla formazione del personale e alle analisi genetiche.
Tutti questi sono dati importanti che dovrebbero consentire di avere un dialogo migliore con gli altri enti competenti sul territorio regionale e i portatori di interesse e per mitigare gli impatti delle attività antropiche e si auspica un dialogo e l’espansione della rete di monitoraggio anche alle altre regioni dove è presente laspecie (abruzzo e molise) perchè l’orso non riconosce i confini amministrativi, hanno concluso i tecnici.


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