IL LUPO APPENNINICO
(Canis lupus italicus )

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Il Lupo
(Canis lupus italicus)

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I lupi (Canis lupus italicus) delle
Montagne della Duchessa


Classificazione

Classe: Mammiferi
Ordine: Carnivori
Famiglia: Canidi
Genere: Canis
Specie: Canis lupus
Sottospecie: Canis lupus italicus*
*Si veda nel proseguio dell' articolo la parte dedicata alla descrizione

Descrizione:

Il lupo appenninico, secondo Altobello (1921), un medico di Campobasso, che ne evidenziò caratteristiche tali da distinguerlo dalle popolazioni di altri lupi europei, è una sottospecie del lupo grigio (Canis lupus Linnaeus, 1758) e la chiamò Canis lupus italicus, conosciuta come Lupo appenninico.
Recenti indagini genetiche (Ciucani MM, Palumbo D, Galaverni M, Serventi P, Fabbri E, Ravegnini G, Angelini S, Maini E, Persico D, Caniglia R, Cilli E. 2019. Old wild wolves: ancient DNA survey unveils population dynamics in Late Pleistocene and Holocene Italian remains. PeerJ 7:e6424 https://doi.org/10.7717/peerj.6424 ) hanno confermato questa linea elevando il lupo appenninico a sottospecie (Canis lupus italicus), distinguendolo quindi, per caratteristiceh morfologiche e genetiche, dalla restante popolazione di lupi europei (Canis lupus, lupo eurasiatico o lupo comune).
Il lupo appenninico è piu piccolo rispetto agli individui delle altre popolazioni confinanti.
Il peso, per un maschio adulto appenninico è compreso tra i 30 e i 35 kg, mentre nella femmina esso varia tra i 25 e i 30 kg.
La lunghezza in media è circa 120 cm, mentre l'altezza è circa 50-70 cm.
Il pelo è di colore grigio-marrone.

Stato giuridico e evoluzione normativa

Per la sopravvivenza della specie fondamentale fu la campagna avviata dal Parco Nazionale D'Abruzzo (1970) e sostenuta dal WWF denominata "Operazione San Francesco", che mirava a sfatare alcuni aspetti culturali legati alla percezione negativa del lupo da parte del l'uomo, afferma Franco Tassi, ex Direttore del Parco Nazionale d'Abruzzo) "basterebbe ricordare le favole del lupo e l'agnello, di Cappuccetto Rosso e dei Tre Porcellini" o continua "ripercorrere le scene del famoso film Uomini e lupi, di Giuseppe De Santis [1956] [..]. Un film che rievoca la dura vita di pastori, allevatori e lupari assediati dal freddo e dai famelici predatori" (tratto da "Brevi riflessioni di Franco Tassi" a margine della Mostra "Il Luparo" di Amedeo Lanci).

Nasce così nel P.N.A. il "Gruppo Lupo Italia", viene effettuato il primo censimento con la tecnica del Wolf-howling in Europa e viene realizzata la prima area faunistica dedicata al lupo a Civitella Alfedena con un branco di lupi in semilibertà.
A queste iniziative e campagne di sensibilizzazione fecero seguito le azioni legislative di tutela, come il decreto Natali (1971) che eliminò il lupo dalla lista degli animali nocivi e il decreto Marcora (1976) con il divieto assoluto di caccia, fino ad arrivare alla Legge 27 dicembre 1977, numero 968 ("Principi generali e disposizioni per la protezione e la tutela della fauna e la disciplina della caccia") al cui articolo 2 il lupo è entrato nel novero delle specie particolarmente protette.
Va ricordato che la precedente normativa in materia, addirittura, Regio Decreto 1420 del 24 giugno 1923, ossia la prima legge dello stato italiano in materia di caccia, con titolo "Provvedimenti per la protezione della selvaggina e l'esercizio della caccia" prevedeva per le specie nocive, all'articolo 18, quanto segue: "La presa degli animali nocivi e feroci può essere fatta anche con lacci, tagliuole e bocconi avvelenati limitatamente alle riserve alle bandite [..]".

Il lupo è stato inserito anche in importanti Convenzioni internazionali come in quella di Washington (1973) conosciuta anche come CITES (recipita in Italia con Legge 19 dicembre 1975, n. 874) e nell'allegato II della Convenzione di Berna (Convenzione per la conservazione della vita selvatica e dell'ambiente naturale in Europa) aperta alla firma il 19 settembre 1979, ratificata con Legge 5 agosto 1981, n. 503), come specie strettamente protetta vietandone, la cattura, l'uccisione, la detenzione e il commercio.
Nel 1983 lo IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura e delle sue Risorse) inserì il nostro lupo nel libro rosso delle specie in via di estinzione.
Il lupo, è inserito come specie prioritaria nell'allegato IV della Direttiva Habitat dell'Unione Europea (43/92CEE), recepita in Italia dal Regolamento D.P.R. 8 settembre 1997 numero 357 e successivamente modificato e integrato dal D.P.R. 120 del 12 marzo 2003).

Tra i fattori che, in Italia, hanno maggiormente contribuito alla mitigazione dei conflitti tra lupi e allevatori, i successivi rimborsi economici a favore di chi è colpito da atti di predazione del lupo al proprio patrimonio zootecnico, promossi dalle Regioni e dagli organismi di gestione degli Enti Parco.

Nel Lazio va ricordata la L.R. numero 48 del 28 settembre 1982 , con titolo: "Criteri e principi per l'attuazione del piano pluriennale regionale per la tutela della fauna selvatica e per il risarcimento dei danni" e pubblicata nel B.U. 20 ottobre 1982, n. 29. La legge stabiliva all'articolo 3 un indennizzo per danni da fauna selvatica o inselvatichita, qui sotto si riporta il testo completo dell'articolo:

"Vanno garantite l'integrità della rendita agricola, la salvaguardia di alcune specie di fauna selvatica in via di estinzione o di eccezionale interesse scientifico anche a livello internazionale, con specifico riguardo alle seguenti specie animali: a) orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus); b) lupo ( Canis lupus italicus); c) aquila reale ( Aquila chrysaetos). A tal fine la Regione concede, tramite i comuni, ai proprietari e conduttori dei fondi, singoli o associati, ai possessori di terre, agli allevatori e agli operatori del settore, che ne abbiano fatto richiesta al comune interessato per territorio, un indennizzo, atto a risarcire i danni effettivi, cagionati dalla fauna selvatica o comunque inselvatichita."

Al successivo articolo 6 la legge demandava ai comuni anche l'accertamento, la valutazione nonché la liquidazione dei danni subiti dagli allevatori. Si ricorda che questa legge è stata abrogata dal comma 1 dell'articolo 16 della legge regionale 20 maggio 1996, n. 16, vista l'entrata in vigore della L.R. 02 Maggio 1995, n. 17 in materia di caccia con titolo "Norme per la tutela della fauna selvatica e la gestione programmata dell'esercizio venatorio".
Si ricorda che analogo provvedimento si riscontrava anche nella precedente L.R. numero 47 del 1975 ma per le zone escluse dall'attività venatoria.

Per quanto concerne i danni riscontrati nel territorio della R.N.R. "Montagne della Duchessa" ad animali domestici da parte di specie selvatiche di particolare valore naturalistico si procede come previsto dall' articolo 13 comma 3 della L.R. numero 70 del 7 giugno 1990 (Istituzione della Riserva Naturale Parziale delle "Montagne della Duchessa" nel territorio del comune di Borgorose), qui di seguito riportato:

"3. Per il rimborso dei danni provocati al patrimonio zootecnico all'interno della riserva naturale delle specie selvatiche di particolare valore naturalistico, da canidi selvatici o rinselvatichiti, l'ente gestore provvederà utilizzando parte dei fondi stanziati, per la gestione ordinaria della riserva stessa, previo accertamento dei danni da parte delle competenti autorità regionali congiuntamente al personale di vigilanza e tecnico della riserva naturale, secondo le procedure previste dalla legge regionale 28 settembre 1982, n. 48"

Status della popolazione e distribuzione:

Un'indagine sulla distribuzione del lupo agli inizi degli anni '70 del XX secolo, condotta da Luigi Boitani (Università degli Studi di Roma "La Sapienza") ed Erik Zimen (del Max Planck Institut di Monaco) e patrocinata dal WWF, stimava una popolazione di circa 100-110 individui in un'area compresa tra i Monti Sibillini a Nord e i Monti della Sila a Sud.

Nel 2012 la popolazione italiana di lupi era stimata in circa 800-900 esemplari, (I quaderni del Parco 2, Conoscere il lupo, 2013) su tutta la fascia appenninica e l'arco alpino, per dare un dato di riferimento, quella complessiva di lupi in Europa è stimata essere superiore a 10000 individui (da: Status, management and distribution of large carnivores - bear, lynx, wolf & wolverine - in Europe, DECEMBER 2012).
Tale espansione, in Italia, sia a livello numerico che di areale, si rifletta qui, che nel 2012 nel Parco Naturale Regionale della Lessinia (Provincia di Verona) è stato accertato il primo caso di ricongiungimento tra la popolazione italiana e quella balcanica con la presenza di una coppia di lupi, un maschio della popolazione balcanica e una femmina di quella italiana (la coppia si è riprodotta l'anno successivo), va spiegata con la crescente tutela normativa a partire dagli anni '70 del secolo passato, dovuta a una grande opera di sensibilizzazione e di ricerca sul campo partita dall'allora Parco Nazionale D'Abruzzo, lo spopolamento dei paesi montani e collinari (urbanizzazione) con la conseguente riduzione dell' attività agricola e ricrescita dei boschi, la creazione di Aree Protette, sia nazionali che regionali, le reintroduzioni e/o l'espansione delle prede naturali del lupo (ungulati), da mettere in conto, anche, la notevole capacità adattiva del lupo con un'ecologia alimentare che gli permette di sfruttare, a seconda delle disponibilità, diverse risorse trofiche.

Lo stato attuale, giugno 2022, della popolazione sul territorio italiano, fotografata da un campionamento dell'ISPRA al quale ha partecipato anche la nostra Riserva, segna un numero di individui su scala nazionale di 3307 (forchetta 2.945 - 3.608) , così ripartiti:

Zona Stima dell'abbondanza
Zona Regione alpine 946 (822 - 1099)
Zona Regioni Italia peninsulare 2388 (2020 - 2645)


Riportiamo qui i dati storici che confermano la presenza costante sul nostro territorio della specie:

Numero di lupi stimati nei Monti del Cicolano *
Periodo Numero individui
1960-70 0-1
1971-75 3
1976-80 1-2
1981-85 2-3
1986-90 3
1991-95 3-4
* Tabella estratta da: Il Lupo nella provincia di Rieti, Giampiero Cammerini 1998
© Amministrazione Provinciale di Rieti

Alimentazione

Si nutre di ungulati come il cinghiale (Sus scrofa), il capriolo (Capreolus capreolus) il cervo (Cervus elaphus) ma anche di animali di piccola taglia come la lepre (Lepus sp) e roditori, può integrare la dieta con frutta e funghi, si nutre anche di carcasse e rifiuti.
Il lupo attacca e preda anche animali domestici (ovini, bovini ed equini) e a causa di ciò, che a partire già dalla fine del XIX secolo si è acuita una vera e propria persecuzione ai danni del lupo, fino a portarlo, negli anni '70 del secolo scorso, sull'orlo dell'estinzione.

Etologia

Il lupo è un animale sociale che trae la sua forza dal branco composto in genere da 3-7 individui, così il lupo riesce a cacciare anche animali molto piu grandi di lui come, ad esempio, il cervo e a difendersi meglio dalle aggressioni esterne. Il lupo è un animale altamente selettivo e tende a scegliere le prede in base al loro stato di salute e all'età in modo da minimizzare al massimo i rischi e il dispendio energetico nell'uccisione della preda.
Il branco nasce, in genere, dall'incontro di due individui impegnati nella ricerca di un territorio, un maschio e una femmina adulti che dopo il corteggiamento nei primi mesi dell'anno e l' accoppiamento a inizio primavera, danno vita alla prima cucciolata (la gestazione dura circa 60 giorni) composta da 2-8 piccoli .
I cuccioli, verranno cresciuti e accuditi dai genitori in siti protetti, detti di "rendez-vous", e nutriti dopo lo svezzamento con rigurgiti o cibo portato dal padre e dalla madre o dagli altri membri del gruppo (giovani della cucciolata precedente).
I piccoli, nell'autunno seguente iniziano a prendere parte alla vita del branco e restano anche dopo che i genitori (individui dominanti o alfa o capifamiglia) si sono riprodotti l'anno successivo.
La grandezza del territorio (home range in inglese) del lupo varia a secondo delle disponibilità alimentari, in Italia puo arrivare fino a 200-300 kmq .
Il branco deve difendere il proprio territorio marcandone i confini con feci (il secreto delle ghiandole perianali viene percepito dal lupo a molti chilometri di distanza) e urine (marche olfattive) e con l'ululato, utilizzato come mezzo di comunicazione a distanza con altri gruppi di lupi.
Infatti le vocalizzazioni del lupo dette "ululati" regolano al pari di altri comportamenti la vita sociale di questa specie, esse permettono, ad esempio, di comunicare anche a lunghe distanze con altri branchi così da segnalare la presenza e/o il possesso di un territorio e le dimensioni (grandezza) del branco.
Esso svolge anche una funzione aggregante all'interno del branco stesso (Rutter e Pimlott), infatti prima dell'ululato avviene una vera e propria cerimonia di gruppo con un generale clima di "amichevolezza e distensione".
È indubbiamente un comportamento a carattere altamente socializzante e gratificante" con una probabile funzione anche di riunione del gruppo (da Il Lupo, Giorgio Boscagli ed. Carlo Lorenzini Editore, 1985).
Quando la delimitazione del territorio non viene rispettata e altri lupi lo invadono si possono verificare anche scontri fisici che spesso portano alla morte di uno o piu individui.
La gerarchia all'interno del gruppo di lupi è in relazione all'età e al ruolo che gli individui svolgono nel gruppo.
Quando i giovani raggiungono i due anni di età abbandonano il gruppo (errantismo giovanile) per cercare nuovi territori e una nuova compagna/o per dar vita a un nuovo branco.

La ricerca sul campo

Sfruttando le conoscenze sulla biologia e l'etologia del lupo i ricercatori hanno creato strumenti di ricerca sul campo, tra i quali vanno ricordati il wolf-howling e lo snowtracking:

  • Con il Wolf-howling (emissioni di vocalizzazioni pre-registrate) si possono quindi dedurre tutta una serie di dati, sfruttando la naturale tendenza del lupo a rispondere agli ululati, come la presenza/assenza, la consistenza del branco, l'avvenuta riproduzione (anche i cuccioli rispondono ai richiami) e l'individuazione dei siti di rendez-vous.
  • Con lo snowtracking , ossia con il ripercorrere le tracce lasciate dai lupi sulla neve circa 24-48 ore dopo l'ultima precipitazione nevosa, si possono raccogliere informazioni sulla composizione del gruppo, il sesso, la direzione di spostamento e il conseguente utilizzo del territorio.